Giglio Padovan

Giglio Padovan 2023-11-07T10:38:22+00:00

Nato a Trieste il 27 d’agosto 1836, morto il 31 dicembre 1895. È ritenuto, a ragione, il migliore poeta dialettale triestino.

Per un ritratto di Giglio Padovan, che si firmava Polifemo Acca, abbiamo scelto dei brani della conferenza di Giulio Piazza “Di un nostro poeta”, letta nella società di Minerva la sera dei 13 maggio 1896.

Giglio Padovan

…nato a Trieste, da genitori parentini, il giorno 27 di agosto del 1836, il piccolo Giglio fu veramente un precoce, senza avere dei precoci nè le goffe e antipatiche pretensioni, nè adulazioni dannose. Contrariamente alla maggior parte degli uomini illustri, fu uno scolaro diligente, e a dodici anni scribacchiava dei versi per gli amici di casa, per gli zii, e, chi sa?, fors’anco per qualche cuginetta.

Quando era studente all’Accademia di Commercio, scrisse una poesia satirica contro il direttore di quell’istituto, l’ottimo Guseppe de Lugnani, poeta, matematico, civico bibliotecario e censore teatrale, schizzandone con felice vena comica, il profilo. La satira, naturalmente, fece il giro della scuola, e dalla scuola si propagò anche nei caffè e nei circoli, provocando dappertutto le più allegre risate. Il Lugnani stesso ne ricevette un esemplare, si riconobbe, ed il suo volto severo fu veduto spianarsi ad uno schietto sorriso.

…chiamato poi, col fratello maggiore Domenico, a continuare l’industria paterna del conciapelli, allora floridissima a Trieste, ebbe specialmente l’incarico della sorveglianza degli operai nello stabilimento. E fino da allora, il suo ingegno vivace, mal tenuto in freno dalle occupazioni materiali della fabbrica si sbizzarriva in questi versi, coi quali il Padovan dipingeva se stesso:

Coro a vedèr se in fabrica i laora,

E no ste creder che non fazza gnente:

Fumo, spassizo, vado drento e fora,

Mastego versi, fazzo el pisoloto,

E me muo vinti volte de capoto.

…infatti parlava poco in conversazione il nostro Polifemo Acca, il quale, anche nello pseudonimo aveva voluto, spiritosamente, satirizzare se stesso, accoppiando il nome di un gigante a quello di un nano. Parlava poco, e ascoltava volentieri, e, ascoltando, notava. Nella sua modestia non esprimeva il suo parere se non interrogato. Chiestone, non trinciava giudizi pretensiosi a destra e a manca, non montava in cattedra, mai. Era parco nella lode e non facile.

…e come non solea menar vanto di cosa alcuna, nè dei suoi versi, nè del suo buon gusto, nè della sua erudizione letteraria, nè della sua conoscenza di idiomi stranieri, così nemmeno vantavasi delle proprie attitudini all’alpinismo: una qualità che soltanto gli amici conoscevano in lui. Così poco parlava anche dei suoi viaggi. E ne faceva uno, ogni anno, al principio dell’estate, talvolta anche lungo ed importante, in Ispagna, in Olanda, a Londra, in Isvizzera.

…fin da giovane, egli aveva letto e studiato Longfellow nelle sue traduzioni della Divina Commedia. Più tardi studiò minuziosamente Guglielmo Shakespeare, tradusse parecchi brani del Macbeth, del Giulio Cesare, dell’Otello, e alla traduzione completa e fedele dell’Amleto attese con pazienza da frate benedettino…

…I suoi sonetti vernacoli, infatti, hanno tutti una inquadratura così perfetta, da costituire, ognuno per sè, una vera opera d’arte.

…non solo fra le epigrafi e le traduzioni, ma anche fra gli epigrammi ed i fasti ci sono pensieri bellissimi, improntati a vera filosofia. Ricordate l’iscrizione per la tomba di un avaro? E’ argutissima:

Questi nemmeno sullo stecchito frale

Tre palmi di camicia un dì sofferse.

Morte, più liberale,

D’ampia terra il coverse.

…Nel pronunciare o nel leggere il nome di Giglio Padovan, un sorriso ci correva alle labbra, pensando alle sue briose poesie. E un giorno leggemmo ancora il suo nome, ma era inquadrato in nero. Il nome del poeta giocoso ci fece piangere, questa volta. Era il primo dell’anno. (1896, n.d.r.)

Nota 1: In realtà il poeta non nacque nella villa (come afferma erroneamente una lapide sulla facciata del ricreatorio) ma in via della Maiolica e morì nell’odierna via Imbriani il 31 dicembre 1895. Le due immagini qui a lato immagini sono estratte da un opuscolo (dono di Annamaria Radivo) redatto in occasione della posa della lapide di cui sopra.  Il cui testo si può leggere sotto le immagini della villa.

Nota 2: Si dice  Pàdovan o Padovàn ? Non c’erano dubbi ma quest’articolo dell’Arena di Pola lo conferma.  Un altro suo profilo sempre nell’ Arena di Pola del 20.11.57. Chi vuole saperne di più clicchi qui. Interessante pure  il testo di una conferenza di Sandro Cergna dell’università di Pola con un inedito Padovan…licenzioso. Come pure la pagina dell’università di Trieste con l’elenco delle sue pubblicazioni.